Il manico della racchetta
La misura del manico in una racchetta da tennis può variare in lunghezza e in larghezza, e anche nella forma. Mentre un determinato modello avrà lunghezza e forma del manico fissa, vi saranno diverse misure di larghezza per venire incontro alle diverse esigenze dei clienti.
La lunghezza del manico è importante soprattutto per i giocatori bimani: se giocate almeno un colpo a due mani, verificate che vi sia sufficiente spazio per impugnare il manico con entrambe. È vero che alcuni giocatori bimani riescono comunque ad adattarsi a racchette dal manico un po’ corto, ma nel dubbio, è bene pensare anche a questo aspetto. Alcune racchette come le Yonex sono studiate per i giocatori bimani e hanno un manico lungo e confortevole.
La larghezza del manico è invece legata alla lunghezza della mano. Più la mano è grande, più sarà necessario un manico largo. A parte questo, comunque dipende dalle preferenze individuali. Un tempo, nell’epoca delle racchette di legno, valeva la regola che impugnando la racchetta, dovesse rimanere lo spazio di un dito tra il palmo della mano e la punta delle dita, e dunque si usavano manici molto grandi. Oggi invece si tende ad usare manici dalla misura più contenuta, e anche giocatori dalla mano molto grande preferiscono impugnare manici non troppo spessi per non perdere in sensibilità.
Tenendo presente che è più facile ingrossare il manico che rimpicciolirlo, aggiungendo ad esempio uno o due overgrip sopra ad esso, è meglio, nel dubbio, scegliere un manico più piccolo che uno più grande.
La misura standard del manico, che mette d’accordo la maggior parte dei giocatori, è L3 (in pollici: quattro e tre ottavi). In effetti la maggior parte delle racchette prodotte hanno questa misura nel manico. Quando si acquista una racchetta senza far riferimento al manico, si intende che la sua misura sia appunto questa.
Comunque, le misure del manico sono le seguenti (la differenza tra una misura e la seguente è un ottavo di pollice, quindi 0,3 centimetri):
1 pollice (in) = 2,54 cm.
Le misure L0 ed L1 vengono utilizzate da bambini e ragazzi e dunque si trovano solo in racchette juniores. Alcuni giocatori partono da un manico L2 a cui aggiungono due overgrip, in modo da raggiungere una dimensione intermedia, e soprattutto, da avere un manico della consistenza e della morbidezza che più aggrada loro. Esistono anche in commercio dei “manicotti” in grado di aumentare le dimensioni del grip.
La forma del manico deve consentire una buona presa, ma anche una buona sensibilità.
La misura standard per gli adulti è L3. Le misure da L0000 a L1 sono misure juniores.
(fonte: http://tuttoracchette.altervista.org)
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Schema icordatura
Le diverse racchette da tennis possono avere una densità del piatto corde (String Pattern), cioè un numero di corde, diverso. In genere un modello di racchetta presenta un certo schema di incordatura (ad esempio 16*18 o 18*20), ma negli ultimi tempi alcune case produttrici offrono per lo stesso modello la scelta tra due diversi schemi d’incordatura. In genere gli schemi di incordatura previsti per racchette sono: 18*19, 18*20, 16*19, 16*18, 16*20.
Quali sono le differenze? Uno schema di incordatura più denso fa sì che all’impatto con la pallina le corde si deflettano meno, e dunque si comportino come corde più rigide, vibrando di più[1] ma riducendo il dwell time e dunque favorendo il controllo.
La maggiore deflessione delle corde influirà leggermente sulla potenza, per cui uno schema di incordatura meno denso consentirà di produrre leggermente più potenza, ma come vedremo nella pagina sulle corde, la differenza in termini di potenza a seconda del tipo di corde usate o di altre caratteristiche legate alle corde è comunque ridotta.
Per i colpi in topspin risulta più favorevole un pattern meno denso, che consentirà al piatto corde di “agganciare” la pallina con più facilità.
La conservazione delle corde è invece migliore se il pattern è più denso, perché deformandosi di meno all’impatto, esse subiranno un minore stress e dunque si usureranno meno.
Il consiglio: i giocatori “classici”, che non disdegnano le discese a rete e i colpi in backspin, e che necessitano più che altro di controllo, sceglieranno uno schema di incordatura denso, cioè 18*20. I giocatori che prediligono il topspin sceglieranno un pattern meno denso, quindi 16*19 o anche 16*18. Nel dubbio, scegliete il 16*19, che sta diventando lo standard nel gioco di questi anni.
Note:
[1] La vibrazione delle corde, di cui fino ad ora non ci siamo occupati e di cui ci occuperemo nella pagina sulle corde, non va confusa con la vibrazione del telaio.
(fonte: http://tuttoracchette.altervista.org)
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Ampiezza del piatto corde
Un tempo le racchette di legno avevano un piatto corde molto esiguo, per cui era già “una scommessa” riuscire a colpire la pallina. Con il progresso tecnologico, la disponibilità di materiali leggeri ma resistenti ha reso possibile l’allargamento del piatto corde, con il risultato di migliorare la facilità di gioco. A partire dagli anni ’90 si sono diffuse le racchette oversize, i cosiddetti racchettoni dal piatto corde enorme, che per un po’ di tempo hanno anche trovato qualche estimatore tra i professionisti.
Ma qual è l’ampiezza giusta per un piatto corde, e in che misura influisce sul gioco?
Come è evidente, un piatto corde più ampio consente banalmente di colpire più facilmente la palla. Oltre all’esigenza di “prenderla”, vi è però anche l’esigenza di colpire la palla in quell’area del piatto corde che presenta la massima restituzione da parte delle corde, che comunemente viene chiamato sweet spot.
L’ampiezza giusta
Una racchetta dal piatto corde più ampio avrà uno sweet spot più ampio, il che è positivo.
Una ragione per cui un dwell time più lungo riduce il controllo, come abbiamo visto, si trova nel fatto che nei colpi decentrati aumenta la modificazione dell’angolo di impatto voluto dal giocatore: più tardi la palla lascia le corde, più sarà variato l’angolo della racchetta a causa a della torsione (movimento a giro di vite).
Inoltre accade che nei colpi decentrati la risposta delle corde non sarà omogenea, perché le corde più vicine al telaio essendo più corte si deformeranno meno, per cui la palla tenderà a rotolare verso il centro del piatto corde. Questo effetto è opposto al precedente (torsione), e in genere è minore di esso, ma nelle racchette dal piatto corde ampio può essere così evidente da ridurre il controllo, generando un’uscita della palla poco prevedibile.
Un altro effetto negativo che si verifica con le racchette dal piatto corde grande è legato alla perdita di tensione nelle corde, che si verifica con il passare del tempo. Le racchette dal piatto corde più grande richiedono una maggiore tensione delle corde (e infatti le case produttrici consigliano una tensione maggiore per le racchette oversize): purtroppo però le corde più lunghe e tirate a tensioni maggiori tendono a perdere la tensione più rapidamente, con il risultato che il rotolamento della palla sulle corde nei colpi decentrati, con il passare delle ore di gioco risulterà ulteriormente accentuato.[2]
Quando invece la palla viene colpita fuori dal centro in una racchetta dal piatto corde piccolo, la risposta delle corde non presenterà particolari anomalie, anche se sarà così poco pronunciata da rendere il colpo poco potente (per cui si parla di “sweet spot piccolo” per questo tipo di racchette).
Un’altra ragione per cui un dwell time lungo riduce il controllo può essere che se le corde si deflettono molto, l’altro oggetto elastico che si deforma all’impatto, cioè la pallina, si deformerà meno, per cui verrà “schiacciata” poco sul piatto corde e avrà poca presa sulle corde, risultando meno controllabile nel caso si voglia imprimerle una rotazione.
È possibile compensare in parte questi effetti che risultano amplificati da un piatto corde grande, aumentando la tensione e il calibro delle corde, ma rimane il fatto che di per sé questi effetti se pur aumentano leggermente la potenza, riducono il controllo, e dunque non sono ricercati dai giocatori avanzati.[3]
Al di là del controllo, un piatto corde ampio ha comunque il merito di aumentare la stabilità torsionale, cioè è in grado di ridurre la torsione laterale (tipo “giro di vite) che si produce nei colpi decentrati rispetto all’asse longitudinale; è anche vero che se il piatto corde è molto ampio, è probabile che aumenti il numero di palle colpite fuori dal centro e ad una distanza maggiore da esso, per cui il risultato finale potrebbe essere negativo anche rispetto allo shock torsionale.
D’altro canto, un piatto corde molto ampio rende più difficile manovrare la racchetta, che diventerà meno aerodinamica, riducendo la possibilità di velocizzare la testa della racchetta, utile se si vuole produrre delle rotazioni, ma anche per produrre potenza, soprattutto nel servizio. In genere i “racchettoni” hanno il profilo spesso, sono rigide e sbilanciate verso la testa, caratteristiche che abbiamo visto essere negative.
Per dare alla palla un po’ di rotazione in topspin sarà comunque utile un piatto corde non troppo piccolo, perché quando si colpisce la pallina con un angolo di incidenza più piccolo e/o si vuole far rotolare un po’ la pallina sulle corde, è più facile rischiare di uscire dalla sweet area.
Un piatto corde un po’ più ampio sarà invece utile in risposta e nei colpi in recupero. Anche i giocatori che amano colpire la palla in anticipo, quando sta ancora salendo, possono trovare utile un piatto corde abbastanza ampio, perché avendo meno tempo a disposizione potrebbero non riuscire sempre a centrare il piatto corde.
Occorre dunque trovare, come spesso accade quando si parla di racchette, il giusto compromesso. Una racchetta dal piatto corde piccolo sarà precisa e accurata per chi tende a colpire la palla al centro ed ha una buona potenza di braccio (Sampras giocava con una racchetta dal piatto corde piccolo, di 85 pollici quadrati, e Federer ha usato per la gran parte della carriera un piatto corde da 90), gli altri giocatori utilizzeranno una racchetta dal piatto corde intermedio (la maggior parte dei giocatori usa racchette da 95-100 pollici quadrati), mentre l’oversize non è mai consigliabile: meglio abituarsi a giocare con una buona racchetta, che sperare che il racchettone aiuti a buttare dall’altra parte qualche palla in più…
Normalmente l’ampiezza del piatto corde viene definita in pollici quadrati (simbolo in2), mentre alcune case come la Head utilizzano invece i centimetri quadrati.
Al giorno d’oggi la maggior parte dei telai ha un piatto corde che va dai 95 ai 100 pollici quadrati (detti midplus); alcuni giocatori molto forti, che non usano molto le rotazioni ed esigono molta precisione utilizzano racchette intorno ai 90 in2 (detti mid), più difficili ma più precisi, mentre al di sopra dei 100 e fino ai 105 in2 vengono utilizzate da giocatrici anche avanzate ma in genere dalla non grande potenza di braccio. Al di sopra dei 105 pollici quadrati si può parlare a tutti gli effetti di oversize (anche se tecnicamente lo sono già al di sopra dei 100 in2).
Il consiglio: acquistate una racchetta dal piatto corde che va dai 95 ai 100 pollici quadrati; se avete forza nel braccio ed esigenze di precisione scendete anche al di sotto dei 95 in2; non superate in ogni caso i 102 in2.
Tabella di conversione
Normalmente l’ampiezza del piatto corde viene definita in pollici quadrati (simbolo in2); alcune Case come la Head utilizzano invece i centimetri quadrati.
Conversione pollici quadrati/centimetri quadrati
1 cm2 = 6,4516 in2
1 in2 = 0,155 cm2
Pollici quadrati (in2) |
Centimetri quadrati (cm2) |
Pollici quadrati (in2) |
Centimetri quadrati (cm2) |
Pollici quadrati (in2) |
Centimetri quadrati (cm2) |
||
85 | 548 | 101 | 652 | 117 | 755 | ||
86 | 555 | 102 | 658 | 118 | 761 | ||
87 | 561 | 103 | 665 | 119 | 768 | ||
88 | 568 | 104 | 671 | 120 | 774 | ||
89 | 574 | 105 | 677 | 121 | 781 | ||
90 | 581 | 106 | 684 | 122 | 787 | ||
91 | 587 | 107 | 690 | 123 | 794 | ||
92 | 594 | 108 | 697 | 124 | 800 | ||
93 | 600 | 109 | 703 | 125 | 809 | ||
94 | 606 | 110 | 710 | ||||
95 | 613 | 111 | 716 | ||||
96 | 619 | 112 | 723 | ||||
97 | 626 | 113 | 729 | ||||
98 | 632 | 114 | 735 | ||||
99 | 639 | 115 | 742 | ||||
100 | 645 | 116 | 748 |
Note:
[1] Come vedremo in seguito, le grandezze che influiscono sull’ampiezza della deflessione delle corde (ampiezza del piatto corde, oltre che tipo, larghezza e tensione delle corde stesse) hanno un’influenza sulla velocità che si può imprimere alla palla tutto sommato limitata, nell’ordine di pochi chilometri orari.
[2] Quei pochi giocatori professionisti che in passato hanno usato racchette oversize non avevano di questi problemi perché potevano cambiare le corde ogni volta che lo desideravano, ma l’amatore che chiaramente non ha questa possibilità è bene che tenga conto di questi effetti.
[3] L’idea che un dwell time più lungo aumenti il controllo non solo contrasta con l’idea che una maggiore tensione delle corde (che comporta un dwell time più breve) aumenti a suo modo il controllo, ma non risulta dimostrata in qualche modo. Infatti per quanto si prolunghi il dwell time, questo non sarà comunque abbastanza lungo da consentire al giocatore di compensare in qualche modo il colpo modificandolo in base alle sensazioni ricevute durante l’impatto. L’impatto dura pochi millisecondi, e al massimo può variare di pochi millisecondi in più o in meno, decisamente troppo pochi per avere la possibilità di accorgersi di eventuali errori e di modificare il movimento.
(fonte: http://tuttoracchette.altervista.org)
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La rigidità del telaio
Come abbiamo visto nella pagina su "Il profilo della racchetta", lo spessore del telaio influisce sulla sua rigidità. Naturalmente però, conta anche il materiale con cui è costruito. Le racchette in legno erano molto flessibili a causa della bassa rigidità del legno, mentre la tecnologia moderna ha reso possibile la costruzione di telai leggeri e rigidi.
Quando la racchetta (o meglio il piatto corde) colpisce la palla, se il telaio non è completamente rigido, si flette leggermente, per poi tornare nella posizione originaria quando ormai la palla è andata via.[1]
La rigidità del telaio è in grado di influire, insieme ad altri fattori come l’ampiezza del piatto corde, lo schema di incordatura e il tipo e la tensione delle corde, sul dwell time, vale a dire la durata dell’impatto tra le corde e la palla. Un telaio rigido contribuisce a ridurre il dwell time, il che migliora il controllo nei colpi decentrati, perché consente di limitare le variazioni nell’angolo dovute alla torsione della racchetta che si produce in questo tipo di colpi.
Un dwell time breve però aumenterà lo shock, perché le forze che si generano all’impatto saranno concentrate in un lasso di tempo più breve. Un telaio flessibile, aumentando il dwell time, sarà dunque buono per prevenire gli infortuni. La flessione del telaio è responsabile delle cosiddette “vibrazioni buone”: quanto più il telaio è flessibile, tanto più si flette, assorbendo i contraccolpi che si generano all’impatto, soprattutto quelli che si generano quando la palla viene colpita fuori dal centro del piatto corde. Viceversa, un telaio rigido si fletterà poco, riducendo le vibrazioni ma al contempo aumentando il contraccolpo che genera lo shock, e dunque apportando sul braccio le cosiddette “vibrazioni cattive”.
Come stiamo cominciando a capire, e come vedremo meglio in seguito, la distinzione tra vibrazioni buone e cattive non è corretta, perché le vibrazioni non producono conseguenze negative per il fisico del giocatore, e dunque non possono essere considerate “cattive”, mentre le cosiddette “vibrazioni cattive” corrispondono allo shock; per questo motivo da ora in poi parleremo di vibrazioni riferendoci alle vibrazioni del telaio, e di contraccolpo e shock riferendoci appunto a questi effetti che si generano all’impatto, e che semmai le vibrazioni vere e proprie, che per questo sono sempre buone rispetto al rischio di infortunarsi, sono in grado in parte di smorzare.
Le vibrazioni sono maggiori quando la palla viene colpita lontano dal centro del piatto corde, mentre quando la palla viene “centrata”, le differenze tra racchette di diversa rigidità in termini di vibrazioni sono minime.
È opinione comune che, seppure possono presentare delle controindicazioni, le racchette rigide siano in grado di esprimere una maggiore potenza. In realtà di per sé la rigidità del telaio non influisce di molto sulla capacità di generare potenza, tanto è vero che ci sono racchette rigide e poco potenti.
Teoricamente un telaio più rigido vibrerà meno e dunque disperderà meno energia all’impatto. Va detto che però la causa principale della perdita di energia all’impatto è il fatto che la racchetta non è tenuta saldamente nella mano, per cui all’impatto essa rallenta bruscamente il suo corso, e oltre a ciò può vibrare e ruotare. Non è possibile ridurre questo contraccolpo stringendo più forte la racchetta, perché la forza all’impatto è comunque troppo forte rispetto a quella della mano e del braccio, anche se si dispone di un braccio supermuscoloso. D’altro canto, se si stringe troppo la mano che impugna la racchetta, i muscoli si contraggono al punto da rendere meno fluido il movimento e dunque meno veloce la racchetta, riducendo la potenza. Pretendere di ridurre questa perdita di energia usando una racchetta rigida che riduce le vibrazioni, è dunque ottimistico. In ogni caso, visto che quando si colpisce la palla al centro del piatto corde le vibrazioni sono minime, il guadagno in termini di potenza dato dal telaio rigido si avrebbe più che altro nei colpi decentrati, e in particolare nel servizio, dove si tende a colpire la palla verso la punta per colpirla più dall’alto e ampliare il margine di errore. Anche qui il guadagno se c’è è comunque limitato, perché la potenza del servizio dipende principalmente dalla velocità che si riesce ad imprimere alla palla. Sono ormai divenuti famosi gli esperimenti che hanno dimostrato che con le vecchie racchette di legno, molto più flessibili delle più flessibili attualmente presenti in commercio, si può servire più o meno alla stessa velocità di quelle moderne.[2]
In ogni caso, puntare su una racchetta che può causare più facilmente dei problemi fisici perché forse con essa si può aumentare leggermente la velocità nel servizio, non ci sembra molto sensato.
Ma la ragione principale per cui le racchette rigide sono “potenti” è che in genere esse hanno anche altre caratteristiche che aiutano a “tirare forte”, come il piatto corde ampio (che aumenta la deflessione delle corde, e soprattutto allarga l’area in cui tale deflessione è buona), il peso contenuto (cosa che rende facile muovere la racchetta ad una discreta velocità, anche per chi non ha molta forza nelle braccia) e il bilanciamento verso la testa (cosa che insieme all’aumento della superficie del piatto corde, sposta l’area di massima potenza verso l’alto)[3].
Tutti questi elementi insieme possono contribuire a rendere più “potente” la racchetta. Ma a velocità elevate questa facilità di gioco si paga in termini di una minore stabilità all’impatto, e dunque meno controllo e anche più shock che le articolazioni.
Va anche ricordato che una racchetta troppo rigida non favorisce il gioco in topspin, perché per imprimere alla palla una buona rotazione è necessario consentire ad essa di rotolare sul piatto corde, cosa che viene ostacolata da un telaio rigido, e ancora più da un telaio spesso.
Una buona racchetta sarà dunque flessibile, o quantomeno non troppo rigida, contrariamente a quanto viene detto o fatto intendere da alcune pubblicità relative ai telai più rigidi.
Calcolare la rigidità
La rigidità del telaio è calcolata dal Babolat RDC, applicando una forza di 25 chilogrammi intorno alla gola della racchetta. La scala di rigidità è la seguente:
meno di 55: molto flessibile
da 55 a 60: mediamente flessibile
da 60 a 65: mediamente rigida
da 65 a 70: rigida
più di 70: molto rigida
Al giorno d’oggi è difficile trovare in commercio racchette molto flessibili, mentre la maggior parte delle racchette disponibili è mediamente rigida.
Il consiglio: acquistate una racchetta di rigidità bassa o medio-bassa, che comunque non superi i 64 punti. Se avete problemi al gomito acquistate una racchetta flessibile (meno di 60 punti).
Note:
[1] Per questo motivo, non sono credibili le dichiarazioni di alcuni costruttori che sostengono che le racchette da loro prodotte avrebbero una potenza aggiuntiva data da una sorta di “effetto fionda” del telaio, che dopo essersi flesso, si rilascerebbe velocemente scaricando l’energia sulla palla. In ogni caso se questo tipo di effetto si verifica, esso è legato alla rigidità del telaio, che rende più rapide le vibrazioni e forse in certi casi può consentire all’onda di vibrazione di tornare sulle corde prima che la palla sia andata via, per cui non è credibile che un telaio possa essere poco rigido e produrre nello stesso tempo questo effetto.
[2] Le differenze tra le velocità prodotte al servizio usando racchette diverse (differenze che comunque non sono dovute solo alla rigidità, ma anche alla lunghezza del telaio o al centro di massa) sono di pochi chilometri all’ora.
[3] Cioè verso il centro del piatto corde nei colpi da fondocampo già a velocità intermedie, e verso la punta nel servizio.
(fonte: http://tuttoracchette.altervista.org)
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