Come abbiamo visto negli articoli precedenti, al momento dell’impatto, non solo la pallina, ma anche la racchetta subisce un contraccolpo. Questo contraccolpo comporta per la racchetta una serie di conseguenze (vibra, si deforma, ruota ecc.), che possono essere più o meno evidenti a seconda della velocità dell’impatto, del punto in cui esso avviene e del tipo di telaio e di corde usati.
In seguito all’impatto la racchetta rallenta bruscamente nel suo moto lineare verso la palla, per la conservazione della quantità di moto. Se la racchetta colpisse la palla all’altezza del centro di massa, questo sarebbe l’unico contraccolpo prodotto sul telaio, al quale si aggiungerebbe una vibrazione intorno al centro di massa. Poiché però la palla viene colpita sopra al centro di massa (che raramente si trova nel piatto corde, e comunque mai al centro di esso), avverrà anche una rotazione, per conservare il momento angolare.

Se la palla viene colpita al di fuori del centro di percussione, ci sarà anche una percussione, che può aumentare o diminuire la rotazione. Se la palla viene colpita nel centro di percussione, la percussione e la rotazione si annullano, per cui rimarrà solo il brusco rallentamento nel moto lineare. Tutti questi contraccolpi, compreso il rallentamento, che dunque è l’unico che si verifica sempre, interessano anche la zona del manico, che è quella che più ci interessa dal momento che è quella che viene impugnata dal giocatore, e su cui viene prodotto uno shock.

Lo shock

Ora, questo rallentamento della racchetta avviene troppo rapidamente perché il sistema neuro-muscolare sia in grado di adattarsi alle nuove condizioni. Accade dunque che i muscoli del braccio e della spalla responsabili della spinta impressa alla racchetta, che prima del colpo si opponevano alla forza centrifuga che la spingeva all’esterno, continuino a mantenere lo stesso livello di tensione anche nella frazione di secondo successiva all’impatto con la palla, quando ormai per contrastare la diminuita forza centrifuga della racchetta, ci sarebbe bisogno di un livello di tensione inferiore. Il risultato è che i muscoli della spalla e del braccio subiranno una repentina contrazione, e dunque uno shock.
Ora, questa repentina diminuzione della velocità della racchetta al momento dell’impatto, sarà maggiore nel caso di racchette leggere, comportando un maggiore shock alle articolazioni del polso, del gomito e della spalla.
Dal punto di vista delle forze coinvolte, l’effetto sui muscoli è tanto maggiore quanto più i muscoli sono vicini al centro di massa della racchetta, dunque esso è maggiore sul polso che sul gomito, e maggiore sul gomito che sulla spalla, anche se poi di fatto nei tennisti sono più frequenti gli infortuni al gomito, per via della maggiore delicatezza di questa articolazione, e anche per il fatto che, come vedremo, i colpi decentrati comportano un altro tipo di shock, dovuto alla torsione della racchetta, torsione che disturba in modo particolare il gomito.
Abbiamo detto che lo shock è minore se è maggiore la massa della racchetta. Visto che il peso ha un ruolo in queste circostanze, l’effetto di shock sarà legato anche alla massa del braccio, ma soprattutto della mano che impugna la racchetta; ovviamente non possiamo rendere più pesante la mano che ci ha dato Madre Natura, però ci possiamo concentrare sul braccio, dato che un braccio pesante e muscoloso offrirà una maggiore protezione dallo shock dovuto all’impatto, almeno nelle articolazioni sopra al polso. Naturalmente qui stiamo affrontando gli effetti dovuti alla sola differenza fra le racchette, ma abbiamo accennato a questo aspetto per sottolineare il fatto che un allenamento in palestra volto a rinforzare i muscoli del braccio (e in particolare dell’avambraccio, in grado di proteggere il gomito) sarà utile, anche perché con un braccio più forte sarà possibile utilizzare racchette più pesanti, raddoppiando il vantaggio.
Anche il bilanciamento della racchetta influisce sull’entità dello shock, perché come abbiamo visto nella pagina dedicato alla rotazione e alla massa efficace, l’impatto fa sì che la racchetta ruoti intorno al proprio centro di massa. All’impatto infatti la racchetta subisce una forza chiamata momento torcente, forza che tende a piegare il telaio, nella misura in cui esso è flessibile, e a trasferire un contraccolpo, un’onda che si scaricherà sul braccio che la impugna, spingendo il manico all’indietro. Quanto più il centro di massa sarà distante dal manico, tanto più questo si sposterà rispetto alla posizione che teneva prima dell’impatto, a causa della rotazione del telaio, e dunque tanto maggiore sarà il contraccolpo.

Ad influire sullo shock è poi la durata dell’impatto (dwell time). Infatti più l’impatto è lungo, minore sarà la forza che agisce nell’unità di tempo. In tal caso il rallentamento della racchetta sarà meno traumatico. Ad influire sulla durata dell’impatto sono: l’ampiezza del piatto corde, il tipo di corde e la loro tensione, e la flessibilità del telaio. Dunque, per ridurre il contraccolpo dato dall’impatto sulla racchetta è utile usare una racchetta pesante, mentre per aumentare il dwell time è utile usare una racchetta flessibile e dal piatto corde ampio, inoltre è utile montare corde morbide e a bassa tensione, in modo che il  contraccolpo si distribuisca nel tempo e dunque riducendo lo shock.
Questo naturalmente vale per quanto riguarda la riduzione dello shock dato dal brusco rallentamento della racchetta all’impatto, che però non è l’unico tipo di shock esistente, anche se è l’unico che si verifica sempre.

 

(fonte: http://tuttoracchette.altervista.org)


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